Empatia
Inviato: 23/08/2014, 9:18
Empatia... questa sconosciuta!
Come vi sentite quando una persona manifesta un'emozione davanti a voi, confidandosi?
Io userei una singola parola: Imbarazzo.
E mi sforzo di capire come si sente e aiutarla, almeno quando possibile.
A volte mi sento una contraddizione vivente. Anche io ho delle emozioni, ma spesso le tengo ben nascoste, mi aspetto quasi che le persone le intuiscano dal mio modo di fare e dal mio atteggiamento, e vorrei disperatamente che gli altri le capissero e fossero in grado di aiutarmi come desidero, nonostante il mio disagio sia spesso qualcosa che va al di là della banale quotidianità del più della gente. Ma è un'ingenuità che ho abbandonato ormai da tempo.
Tuttavia, se qualcuno si aprisse a me, non sarei in grado di "sentire sulla pelle" le sue emozioni, ma potrei solo intuire come si sente. E a meno che non condivida anch'io quell'emozione, difficilmente mi commuoverò.
Mi è capitato in passato di parlare più che razionalmente ad una persona che voleva semplicemente sentirsi consolare e ad un certo punto sono stata mandata a quel paese perché l'ho messa davanti alla reale prospettiva delle cose, anziché dirle stupidamente "Si aggiusterà tutto". Mi dispiace, ma non riesco proprio a dirlo.
Si parlava della diagnosi e della prognosi di una malattia, e anziché consolare io ho semplicemente spiegato bene quali fossero i possibili esiti e con che probabilità potevano verificarsi. Penso ingenuamente che fare chiarezza sia la cosa che possa più rassicurare una persona, anche quando la verità non è bella a sentirsi e vedersi. L'atteggiamento da parte loro non è stato positivo.
Come vi sentite quando una persona manifesta un'emozione davanti a voi, confidandosi?
Io userei una singola parola: Imbarazzo.
E mi sforzo di capire come si sente e aiutarla, almeno quando possibile.
A volte mi sento una contraddizione vivente. Anche io ho delle emozioni, ma spesso le tengo ben nascoste, mi aspetto quasi che le persone le intuiscano dal mio modo di fare e dal mio atteggiamento, e vorrei disperatamente che gli altri le capissero e fossero in grado di aiutarmi come desidero, nonostante il mio disagio sia spesso qualcosa che va al di là della banale quotidianità del più della gente. Ma è un'ingenuità che ho abbandonato ormai da tempo.
Tuttavia, se qualcuno si aprisse a me, non sarei in grado di "sentire sulla pelle" le sue emozioni, ma potrei solo intuire come si sente. E a meno che non condivida anch'io quell'emozione, difficilmente mi commuoverò.
Mi è capitato in passato di parlare più che razionalmente ad una persona che voleva semplicemente sentirsi consolare e ad un certo punto sono stata mandata a quel paese perché l'ho messa davanti alla reale prospettiva delle cose, anziché dirle stupidamente "Si aggiusterà tutto". Mi dispiace, ma non riesco proprio a dirlo.
Si parlava della diagnosi e della prognosi di una malattia, e anziché consolare io ho semplicemente spiegato bene quali fossero i possibili esiti e con che probabilità potevano verificarsi. Penso ingenuamente che fare chiarezza sia la cosa che possa più rassicurare una persona, anche quando la verità non è bella a sentirsi e vedersi. L'atteggiamento da parte loro non è stato positivo.