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Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-particella

La fisica, lo studio della natura, la regina di tutte le scienze. Non poteva non avere un'area dedicata.
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Kimmy90
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Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-particella

Messaggio da Kimmy90 » 23/02/2015, 22:05

Ho notato che si ritorna spesso sulla meccanica quantistica. E che c'è un sacco di confusione... non è nulla di riprovevole, in realtà: moltissimi fisici fanno fatica a spiegare il "dualismo" onda-particella senza cadere in banalizzazioni – l'unico altro modo che hanno, per spiegarlo a modo, è di uccidervi a colpi di matematica violenta.
Ci sono studi che hanno dimostrato che persino i 30&lode in Meccanica Quantistica dimostrano di non aver affatto afferrato alcuni concetti fondanti!
E' un punto molto delicato e che suscita ancora difficoltà e dibattiti.


Qualche tempo fa ho avuto l'occasione di assistere ad una conferenza del fisico-epistemologo Jean-Marc Lévy-LeBlond, di cui, se ne trovate, vi consiglio di leggere i libri. Ad esempio, La velocità dell'ombra.
Durante questa conferenza ho ricevuto una vera e propria illuminazione, che mi ha chiarito un mararma di concetti che galleggiavano disordinati nel mio cervello sino ad allora.

Vorrei condividere con chi è digiuno di questa materia il suo discorso, per vedere che feedback si può avere da una platea più ampia (avendone, sino ad ora, dicusso solo con fisic e filosofi). Quindi sbizzarritevi a pungolare, commentare, dirmi che non ci avete capito una fava.

Cercherò di essere breve (disse Tolsotj)

Che cos'ha in comune un quanto con un ornitorinco?

Un giorno, vagando per l'Australia, due esploratori scoprirono un nuovo animale.
Il primo vide che aveva la pelliccia, notò che aveva il sangue caldo e la coda come quella di un castoro. Disse: è un mammifero, chiaramente. Sembra una talpa. (In inglese, mole)
Il secondo vide che covava delle uova, aveva il becco di un'anatra e le zampe palmate. Era un uccello. Sembra un'anatra! (in inglese, duck)
Fu così che nacque il termine DUCKMOLE, "anatra-talpa", ancora oggi usato per indicare l'ornitorinco.
Sappiamo tutti che un ornitorinco non ha nulla a che vedere né con un'anatra né con una talpa, ma è una curiosa e pressoché indipendente via di mezzo. A vederlo, sembra un po' anatra, un po' talpa: di fatto, non è nessuno dei due. Questo non toglie che abbia il becco d'anatra e il corpo da talpa..

In tutt'altra parte del mondo, più o meno nello stesso periodo (o poco più in là), dei fisici si misero a fare una serie di esperimenti su delle "cose" che non avevano ancora identificato, i quanti. All'epoca non avevano una tassonomia come oggi, erano "cose" che "facevano cose strane" e "si potevano ottenere e studiare in laboratorio". Ad esempio, fasci di fotoni ed elettroni.
Una serie di esperimenti mostrò che, in certe condizioni, i comportamenti di questi affari sembravano proprio comportarsi come delle onde. I fotoni, gli elettroni, dissero suddetti fisici, sono quindi onde.
In altri laboratori, facendo con gl stessi oggetti esperimenti diversi, quindi sotto condizioni diverse, altri fisici notarono che il comportamento sembrava essere proprio quello di una particella, ben localizzata, come un punto che si muove nello spazio. I fotoni, o gli elettroni o chi per loro, dissero loro, sono particelle

La storia è romanzata e semplificata, ma serve a sottolineare una cosa: il fatto che, sotto certe condizioni, un oggetto si comporti in un certo modo non significa che sia un certo tipo di oggetto.

La domanda che si fanno tutti, e che viene ripetuta, è: ma insomma, 'ste particelle quantistiche, 'sti quanti, sono ONDE o sono PARTICELLE?
Da qui viene fuori il "dualismo" onda-particella, che sembra sostenere che siano sia onde, sia particelle.

Ora, il povero ornitorinco non è sia un'anatra, sia una talpa. E' un ornitorinco. Ha il becco d'anatra, il pelo da talpa, ma povero, è un ornitorinco! Non è un dualismo anatra-talpa!

Lévy-LeBlonde popone un esempio a parer mio meraviglioso che chiarifica, tramite una metafora, come ci si può costruire mentalmente il concetto di "QUANTO", e di come tale concetto sia "complesso" e "semplice" allo stesso tempo.
Dice: facciamo finta di avere in mano un oggetto. Le lo giro da un lato, vedo un cerchio. Se lo ruoto di 90°, vedo un rettangolo. Quindi, è un cerchio o un rettangolo? E' un oggetto dotato di "dualismo cerchio-rettangolo"?

Immagine

Nessuno dei due! è un cilindro, un oggetto più complicato sia di un cerchio che di un rettangolo, perché, dotato di una maggiore complessità (in questo caso, perché è un oggetto 3D e non 2D).

Quindi, non è conveniente per la nostra "immagine mentale" deille particelle quantistiche parlare di dualismo onda-particella. Anzi, è sbagliato, secondo LeBlonde (e anche secondo me) chiamarle particelle quantistiche: meglio chiamarle quanti. Come è meglio chiamare l'ornitorinco "ornitorinco" e non "anatratalpa", o il cilindro "cilindro" e non "cerchiorettangolo".

Sempre un'inezia, ma sia a me che a molte altre persone ha aiutato a chiarire una quantità di concetti non indifferente. Forse, se detto *fin da subito*, può essere veramente d'aiuto per entrare nei concetti del mondo quantistico.


Ciao!
Samuele
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da Samuele » 24/02/2015, 19:08

Ma ornitorinco non si traduceva "platypus"? :lol:

Vabbè, a parte gli scherzi, il tuo punto di vista introduce la classificazione di una diversa entità, che si va ad aggiungere all'elenco "onda", "particella". E' un interessante punto di vista, ma ho una domanda: di cosa sono fatti i quanti?

Perdonate la mia ignoranza, a scuola ritengono più educativo farci studiare storia.
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da Kimmy90 » 25/02/2015, 14:23

Samuele ha scritto:Ma ornitorinco non si traduceva "platypus"? :lol:

Prova a googlare :D sono validi entrambi, oviamente platypus è più corretto proprio perché cancella il "dualismo anatra talpa" xD

di cosa sono fatti i quanti?


Ti rispondo alla maniera di Socrate, facendo un po' di maieutica:
secondo te, di cosa potrebbero essere fatti?
Che tipo di risposta ti aspetti?
Che idea hai al riguardo?

Poi cercherò di darti una risposta "fisica", ma forse riesci a risponderti da solo prima che intervenga io o qualcun altro :D chissà.
Non è una questione banale (per nessuno!).

Perdonate la mia ignoranza, a scuola ritengono più educativo farci studiare storia.

Penso sia abbastanza corretto, in realtà, perché parlare di meccaniac quantistica senza la violenta matematica che la sorregge è un'impresa non da poco, dubito fortemente un professore su 10 sia capace di farlo senza snaturarla. Personalmente ho molte difficoltà, cerco di mettermi d'impegno e di capire quali sono i punti cruciali su cui vale la pena insistere e quali no... non è semplice.
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da Aspie96 » 25/02/2015, 18:04

Kimmy90 ha scritto:Penso sia abbastanza corretto, in realtà, perché parlare di meccaniac quantistica senza la violenta matematica che la sorregge è un'impresa non da poco, dubito fortemente un professore su 10 sia capace di farlo senza snaturarla. Personalmente ho molte difficoltà, cerco di mettermi d'impegno e di capire quali sono i punti cruciali su cui vale la pena insistere e quali no... non è semplice.

In che modo è legato a storia?

Tornando rapidamente in topic, i quanti non "sono fatti", ma sono "ciò che fa".
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da francesco.aliotta » 26/02/2015, 20:03

Il post di Kimmy90 è certamente interessante.
Devo dire che non è un post nuovo. Kimmy90 sta in verità riproponendo un'argomento di discussione già proposto da un non meglio identificato Pandi (che, per quanto ne so, potrebbe essere un alias di Kimmy90) in un altro forum: http://www.link2universe.net/forum/viewtopic.php?f=20&p=1481.

E' proprio lo stesso, incluso il riferimento ad un certo Tolsoty, il quale fu certamente brevissimo in quanto, per ciò che mi risulta, non disse mai alcunchè! :mrgreen:

Comunque, scherzi a parte, la metafora dell'Ornitorinco può aiutare a capire un po' le cose. E può essere spunto di argomenti interessanti.
Però bisogna fare molta attenzione a non trasformare la metafora in un'analogia.
Cerco di spiegarmi. E' vero che se uno vede un ornitorinco per la prima volta può essere tentato di classificarlo come una talpa o come un'anatra! Dipende dal particolare a cui si sta prestando attenzione. La verità è che lui non è ne una talpa ne un'anatra. E', nella maniera più assoluta, una cosa diversa.
Chi lo vede e non sa altro, vedrà una talpa deforme o un'anatra mutante, a seconda della prospettiva che adotta.
Questa è la metafora che può aiutare (secondo me molto male) a comprendere perché un oggetto quantistico possa apparire come un'onda o come una particella a seconda di come lo si osservi. Anche nel caso di un oggetto quantistico, ci troviamo di fronte ad un oggetto che, indipendentemente da come noi lo vediamo, non è in verità ne un'onda ne una particella.
Fine della metafora e fine di qualunque altro discorso.
Se continuiamo a fare analogie tra dualismo onda-particella e quello talpa-anatra andiamo decisamente fuori strada.

Cerco di spiegare dove dobbiamo fermarci e perché la metafora quanto-ornitorinco, pur se pittorica ed apparentemente intrigante, corre il serio rischio di essere fuorviante.

Il problema è semplice.
Partiamo dall'Ornitorinco. L'Ornitorinco, qualunque cosa esso sia è un oggetto reale. Con "oggetto reale" intendo un oggetto che esiste veramente nel nostro Universo sensibile. Chiunque lo osservi si troverà di fronte al dubbio se esso sia una talpa o una sorta di anatra. Ma il dubbio nasce dal fatto che chiunque lo osservi noterà che l'Ornitorinco ha contemporaneamente caratteri della talpa e dell'anatra. Non succederà mai che uno possa vedere il becco dell'Ornitorinco senza notare al contempo che il corpo è alquanto diverso da quello dell'anatra.

Nel caso del fotone (dato che parliamo di quanti, preferisco parlare di fotone e non di altre cose...poi vi dico il perché), le cose sono radicalmente diverse. Il punto fondamentale è uno: nessuno ha mai "visto" un fotone ne mai lo vedrà. Quando dico "visto" uso la parola in senso letterale. Se vedessi il fotone lo vedrei per quello che è (come faccio con l'Ornitorinco) e quindi potrei dirvi esattamente cosa esso sia nella Realtà. Ad esempio potrei dirvi che esso è qualcosa che è contemporaneamente un'onda ed una particella.
Ma, poiché nessuno ha mai visto un fotone nessuno potrà mai dirvi cosa esattamente esso sia. L'unica cosa che si può dire è: quando il fotone interagisce con qualcosa esso si comporta a volte come se fosse un'onda e altre come se fosse una particella. Badate bene, ho detto per ben due volte "come se fosse" che è una cosa estremamente diversa da dire rispetto a "è una particella" oppure "è un'onda". Nessuno che sappia di cosa si stia parlando direbbe mai nulla del genere sul fotone.

E' ovvio che noi "osserviamo" il fotone. Ma la parola "osserviamo" significa, letteralmente, osserviamo gli effetti dell'interazione del fotone con un altro oggetto. Deve essere chiaro che mai noi osserveremo il fotone: noi osserveremo solo gli effetti prodotti su qualcosa dall'interazione di questo qualcosa con il nostro ipotetico fotone.

Se proprio vi piace l'Ornitorinco, per comprendere meglio le cose voi dovreste immaginare un'ipotetico Ornitorinco che non ha molto a che vedere con l'animaletto australiano!
Dovreste provare ad immaginare che il nostro Ornitorinco Quantistico non è mai stato osservato. Diciamo di più. Per un qualche motivo (che, al momento non ci interessa dato che con l'immaginazione possiamo fare ciò che più ci piace) l'Ornitorinco Quantistico non potrà mai essere visto da occhio umano. Ne potrà aversi prova della sua esistenza con gli altri sensi e nemmeno con le strumentazioni più sofisticate ipoteticamente immaginabili. L'Ornitorinco Quantistico non è osservabile per definizione. Tuttavia, noi possiamo essere certi che, pur non vedendolo direttamente, qualcosa esista.
Immaginate che voi non potete vedere l'Ornitorinco ma potete vedere le tracce che lui traccia sulla sabbia o sul fango dei fondali in cui nuota. Sulla sabbia deambula e voi osservate le orme di ciò che sembrerebbe un quadrupede. Ma quando è in acqua e nuota, le uniche tracce che lascerà nella fanghiglia sono le impronte del suo becco che scava alla ricerca di cibo. Chi osserva le tracce sulla sabbia dirà: un quadrupede è passato da queste parti! Chi osserva le tracce sul fondale dell'acquitrino dirà: un'anatra ha scavato il fondo con il suo becco.
Poi, immaginate che qualcuno comprenda che le tracce sono state lasciate dallo stesso animale. La conclusione certa è una sola: ho a che fare con un animale che sul'asciutto lascia le tracce tipiche di un quadrupede mentre, sul fango del fondale, lascia le tracce tipiche di un'anatra. Questo è ciò che so e che mi è dato di sapere. Non posso dire nulla di più perché l'unica prova che ho dell'esistenza dell'Ornitorinco Quantistico consiste nelle orme che questo ha lasciato.
Noi possiamo osservare solo le orme e solo di quelle possiamo parlare con certezza. Ora è ovvio che, se qualcosa lascia delle orme quel qualcosa esiste.
Ma cosa posso dire io su questo qualcosa? Questo qualcosa è qualcosa che per me è inesistente, sino al momento in cui esso non decida di lasciare un'orma. L'azione di imprimere un'orma è quella che si chiama, nel linguaggio quantistico, un'osservazione. Non ha niente a che vedere col fatto che io o qualcun altro guardino o vedano l'orma. Questo è del tutto irrilevante. L'osservazione si concretizza nel momento in cui l'Ornitorinco Quantistico ha poggiato il piede sulla sabbia o il becco sul fondo. Non può fare entrambe le cose contemporaneamente. Lui potrà lasciare l'impronta di un piede o quella del becco (producendo una modifica nel mondo circostante, quella che si chiama osservazione), oppure potrà limitarsi a nuotare, nel qual caso io non saprò se si comporta da talpa o da anatra e, per la verità, non potrò nemmeno essere certo della sua esistenza.
L'esistenza dell'Ornitorinco Quantistico in assenza di orme è un argomento privo di significato. Potremmo anche fare sforzi di immaginazione per decidere cosa esso sia. Difficilmente andremo ad immaginare qualcosa che assomigli all'Ornitorinco Australiano. L'Ornitorinco Australiano ha una sua esistenza oggettiva. L'Ornitorinco Quantistico è un puro parto della fantasia. Spero vi rendiate conto del fatto che stare a discutere delle proprietà di un oggetto che è un puro parto della fantasia è una cosa del tutto insensata ed improduttiva.

Così è per il fotone. Il fotone è una pura astrazione mentale. Inutile stare a discutere di cosa esso sia, indipendentemente dalle tracce che esso ha lasciato nell'Universo. Le tracce sono le orme del fotone e sono oggetti reali ed osservabili. Il fotone è solo una nostra rappresentazione mentale per discutere di cosa abbia prodotto quelle tracce. Quindi se vogliamo discutere delle tracce allora stiamo parlando di Fisica. Se invece vogliamo disquisire sulla natura del fotone e del perché esso si comporti in una maniera schizofrenica, allora dobbiamo discutere del nostro modello e non della Realtà.
Se vogliamo parlare di Realtà, in linea di principio, il fotone potrebbe anche non esistere! Il fotone è l'essenza di ciò che si chiama un quanto! E' un oggetto indivisibile. In particolare, il fotone non è altro che la quantità minima di energia che posso scambiare tra due oggetti. E' per questo che il fotone è stato postulato (e quando dico "postulato" ho detto tutto ciò che c'è da dire) per spiegare l'effetto foto-elettrico. In realtà, quello che si osserva è che quando emetto radiazione elettromagnetica da una sorgente e questa radiazione incide su un fotocatodo, gli elettroni del metallo che costituisce il fotocatodo acquistano una ben precisa energia. Se aumento l'intensità della radiazione, aumento il numero di elettroni che sono stati alterati ma l'energia acquisita da ognuno di loro è sempre esattamente la stessa. L'ipotesi è che l'energia tra la sorgente di radiazione e gli elettroni sia scambiata in quanti discreti di energia. L'intensità del campo radiato è una misura del numero di quanti scambiati. In sintesi, il fotone esiste solo in qualità di energia scambiata tra l'emettitore e gli elettroni. Null'altro. Un po' (ma, al solito è una metafora, non trasformatela in un'analogia) come accade per il calore. Il calore non esiste in quanto tale. Ciò che si chiama calore è semplicemente la quantità di energia trasferita da un corpo ad un'altro. Se non c'è lo scambio di energia, non c'è nemmeno il calore. Se non c'è scambio di energia non ha senso parlare di calore. "Scambio di energia" e "Calore" sono due sinonimi per dire la stessa cosa!
Fate conto che è un po' così anche per il fotone. Nessuno vieta, in linea di principio, che un domani qualcuno arrivi a dimostrare che il fotone in quanto tale non esiste. Non ci sono nemmeno problemi con la trasmissione a distanza. Voi potreste dirmi: ma se il fotone non esiste chi è che trasporta l'energia dalla sorgente al fotocatodo se in mezzo non vi è materia? (abbiamo fatto il vuoto, per ciò che questo possa significare). Ma la domanda sarebbe mal posta. Il fotone è, in senso stretto, un segnale che viaggia alla velocità della luce. Dalla sua prospettiva, il tempo necessario a percorrere lo spazio che separa la sorgente dal foto-catodo è nullo. E, per la verità, è nulla anche la distanza tra sorgente e foto-catodo. Non serve parlare di trasmissione a distanza perché, dl punto di vista relativistico del segnale, tale distanza non esiste. Di nuovo, parlando di Relatività parlo di modelli. Comunque sia, il fatto è che in linea di principio potrei spiegare tutto con i modelli che ho creato senza dover necessariamente invocare l'esistenza del fotone. Al momento, il fotone è postulato solo per spiegare la discretizzazione dell'energia scambiata. Non serve per spiegare lo scambio a distanza.
Quindi la domanda su cosa sia un fotone può avere solo una risposta: è un nostro modello mentale per spiegare ciò che osserviamo (le orme che il fotone lascia nell'Universo). Fine del discorso. Le orme che osserviamo sono a volte quelle di una particella e a volte quelle di un'onda. Il nostro modello racchiude caratteristiche che rendono possibili e prevedibili i due tipi di orma. Il tutto funziona meravigliosamente bene. Buona parte del discorso rimane incomprensibile, sino a quando non accettate l'idea che stiamo parlando di un qualcosa di creato dall'Uomo che non ha molto a che vedere con ciò che nella Realtà esiste. Il modello rispetta delle leggi matematiche che non è detto siano una copia esatta delle leggi che segue la Natura. Ed anche l'esistenza di leggi di Natura è un postulato. Mai confondere i postulati con i fatti!
Ora, se vi piace, potete pure continuare a discutere su cosa sia oggettivamente un fotone (intendo un fotone che se ne sta per i fatti suoi senza interagire con l'Universo). A me sembra una discussione sterile, anche se troverete tantissimi (anche fisici) propensi a trattare l'argomento. Da parte mia vi dico soltanto che non troverete mai due persone che vi dicono la stessa cosa. Ed il perché è ovvio: ognuno vi racconterà la sua interpretazione del modello. Ed ogni interpretazione è, per definizione, soggettiva. Io preferisco prendere il fotone per quello che è: una creazione umana utile ad interpretare ciò che avviene nell'Universo. Ragionare sull'interpretazione di una interpretazione, sinceramente mi sembra un po' troppo.

Ed ora vi dico perché ho preferito parlare di fotoni e non, per esempio di elettroni. Come vi ho detto prima un quanto è qualcosa di indivisibile. Il fotone lo è. Ma l'elettrone non è una particella elementare. Quindi, l'elettrone è un oggetto quantistico: ha proprietà descrivibili come quantizzate. Ma, rigorosamente parlando, non è un quanto!
Questo, giusto per amore del rigore. Dal punto di vista pratico, nella discussione che stiamo facendo, possiamo anche far finta che sia un quanto.


Lévy-LeBlonde popone un esempio a parer mio meraviglioso che chiarifica, tramite una metafora, come ci si può costruire mentalmente il concetto di "QUANTO", e di come tale concetto sia "complesso" e "semplice" allo stesso tempo.
Dice: facciamo finta di avere in mano un oggetto. Le lo giro da un lato, vedo un cerchio. Se lo ruoto di 90°, vedo un rettangolo. Quindi, è un cerchio o un rettangolo? E' un oggetto dotato di "dualismo cerchio-rettangolo"?


Questa seconda metafora, sinceramente mi sembra un'idiozia! Funziona solo se io penso di poter fare unicamente una rotazione di 90°. Se si potesse fare una rotazione di 45° ogni dubbio verrebbe risolto. E' un'idiozia perché identifica il problema del dualismo con una nostra incapacità di osservazione. Ma il cilindro esiste sempre e comunque in quanto tale. L'ambiguità è stata introdotta quantizzando a priori e arbitrariamente le rotazioni. In maniera ancora più profonda di quanto avviene con l'Ornitorinco assume che l'oggetto dell'osservazione sia una cosa che esiste nel mondo reale.
Più fuorviante di così non sarei mai riuscito ad immaginare nulla!

Perdonate la mia ignoranza, a scuola ritengono più educativo farci studiare storia.


Se mi permetti, secondo me il problema non è che ti facciano studiare Storia o Filosofia o Fisica o qualunque altra cosa ti raccontino.
Il problema è che ti raccontano le cose a compartimenti stagni. Se ti facessero vedere come le cose si interconnettono, tutto diverrebbe più appassionante e più chiaro.
Voglio dire che, sempre secondo me (ma il tempo mi ha detto che ho ragione), non è sensato occuparsi di una sola disciplina pensando di poterla comprendere veramente trascurando le informazioni che provengono dalle altre. Se fai così potrai anche divenire un maestro in quella disciplina ma resterai sempre e solo un tecnico (anche se di prim'ordine).
Ti faccio un esempio (non mi ricordo se in qualche forma l'ho già proposto in qualche altro argomento...se l'ho fatto, scusatemi la ripetizione).
Dovrebbe essere chiaro che ciò che chiamiamo Fisica è il prodotto della creatività umana attraverso i millenni (al di là di ciò che noi crediamo che debba essere la Fisica). E come tutti i prodotti dell'Uomo non potrai mai comprenderli se non comprendi gli uomini che li hanno creati.
L'analogia che temo di aver già proposta è la seguente. Immagina di avere davanti due dipinti di un impressionista e di un cubista. Li guardi e ti piacciono! E' già qualcosa. Credi di averli compresi? Credo di no! Allora provo a raccontarti le tecniche utilizzate nei due dipinti. Ora saprai qualcosa di più sulle modalità di esecuzione dei due artisti. Credi di aver compreso i dipinti? Credo ancora di no! Allora ti racconto cosa i due artisti volevano rappresentare e ti mostro i dettagli delle loro allegorie. Ora saprai qualcosa di ciò che gli artisti "sentivano". Hai compreso i dipinti. No credo che tu li abbia compresi veramente. Per comprenderli io devo raccontarti cosa siano stati il cubismo e l'impressionismo. Come l'uno sia l'evoluzione dell'altro (Storia). Come cubismo ed impressionismo non siano solo due stili pittorici ma siano anche due movimenti culturali (Filosofia e Sociologia). Poi devo spiegarti come i due movimenti culturali si siano generati in due contesti storici contigui ma diversi (di nuovo Storia). E così via. Solo dopo che ti avrò dato il quadro generale tu potrai iniziare a comprendere i due dipinti. Ora sarà possibile che la tua interpretazione dei due dipinti sia conforme all'interpretazione della Realtà che avevano i due artisti. Così è per la Fisica, e così è per ogni altra disciplina. Se vuoi comprendere le teorie devi comprendere chi le ha formulate. Non ha senso addentrarsi nelle discussioni interpretative senza dare almeno un'occhiata al quadro generale. I modelli fisici risentono delle concezioni filosofiche del momento in cui sono stati formulati. Non puoi interpretare correttamente ciò che un fisico ha scritto un secolo fa se non comprendi il background culturale in cui lui ha lavorato. O meglio, se vuoi puoi anche dare la tua interpretazione. Ma la probabilità che la tua interpretazione sia conforme al pensiero originale dell'autore è decisamente bassa. Quindi, non ci sono materie inutili! Ci sono solo maniere stupide di proporle!

E' ovvio che nessuno di noi potrà mai avere una conoscenza approfondita di ogni cosa. Ma, se vuoi approfondire veramente un argomento, almeno per grandi linee devi essere in grado di cucire quell'argomento con le altre materie che, inevitabilmente, si influenzano reciprocamente l'un l'altra. Lo so che è difficile! Spesso non è nemmeno colpa dei tuoi insegnanti. Loro devono seguire dei programmi che sono quelli che sono. Devo dire che spesso non provano nemmeno a sincronizzare ciò che vi racconta l'uno con ciò che racconta l'altro. Che dirti? Questa è una difficoltà storica e l'abbiamo sperimentata tutti. Se vuoi provare a capire le cose, devi provare tu a cercare di capire cosa ti serve sapere, rimboccarti le maniche e metterti a leggere.
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da Kimmy90 » 27/02/2015, 18:27

Il post di Kimmy90 è certamente interessante.
Devo dire che non è un post nuovo. Kimmy90 sta in verità riproponendo un'argomento di discussione già proposto da un non meglio identificato Pandi (che, per quanto ne so, potrebbe essere un alias di Kimmy90) in un altro forum: http://www.link2universe.net/forum/view ... =20&p=1481.


CERTO che è lo stesso, se ci tieni ti mando anche il link al mio blog :P ma non volevo farmi pubblicità.
Partecipo a più forum e non vedo cosa ci sia di male a condividere lo stesso post con due diverse platee. Peraltro, se controlli la data di creazione dei post, scoprirai che l'ho postato prima qui, e poi, ricordandomi dell'altro blog, anche lì.

*segue un mare di cose che hai detto su cui annuisco e annuisco e annuisco* (completamente d'accordo)
forse, ecco, dire che l'Ornitorinco è reale e il quanto "nonlosappiamo"... riflette l'alternanza "eterna" del mondo "macroscopico" e "microscopico", ma se parli con qualsiasi filosofo garantisco che avrà da ridire anche sulle prove dell'esistenza "reale" di un sasso. Forse dovremmo smettere di essere così certi che qualcosa esista solo perché lo possiamo "toccare" e vedere (senza indeterminazioni di tipo 'quantistico'), perché anche nel mondo macroscopico esistono una enorme serie di indeterminazioni che lo rendono più complesso di quanto la fisica spesso non lasci pensare (classico esempio, la definizione di vivo/nonvivo, vivo/morto, classificazioni di specie, classificazioni razziali, ma anche la domanda che si faceva Cartesio quando guardava una Candela scogliersi sotto la sua fiamma e si domandava, alla fine, cosa e quale fosse l'effetiva "sostanza" che componeva la candela, che una volta sciolta non si può più dire candela. De Facto, molta parte è un problema di nominalismo).

Per quanto riguarda l'esempio del cilindro è chiaro che è una metafora, ed in quanto tale non può funzionare sotto tutti gli aspetti dell'analogia... anzi, secondo me richiama l'attenzione al fatto che, se abbiamo problemi di visualizzazione su un oggetto "reale" e "concreto" (ah, proprio oggi gira una questione meravigliosamente virale affine all'argomento: http://www.wired.it/lol/2015/02/27/thed ... a-vestito/ ), figurarsi se non l'abbiamo poi sui quanti... e non dobbiamo prestarci incredibilmente attenzione!

Aggiungo uno scroscio di applausi sulla parte finale.


Resto con una domanda sospesa su quanto dici nel mezzo... :

Ed ora vi dico perché ho preferito parlare di fotoni e non, per esempio di elettroni. Come vi ho detto prima un quanto è qualcosa di indivisibile. Il fotone lo è. Ma l'elettrone non è una particella elementare. Quindi, l'elettrone è un oggetto quantistico: ha proprietà descrivibili come quantizzate. Ma, rigorosamente parlando, non è un quanto!
Questo, giusto per amore del rigore. Dal punto di vista pratico, nella discussione che stiamo facendo, possiamo anche far finta che sia un quanto.


... di che modello stai parlando? D: *del tutto impreparata*
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da francesco.aliotta » 27/02/2015, 19:33

CERTO che è lo stesso, se ci tieni ti mando anche il link al mio blog :P ma non volevo farmi pubblicità.

Non è per farsi pubblicità. E nemmeno ho riportato l'esistenza dell'altro post per avanzare un'ipotesi di plagio. Ho detto chiaramente che ritenevo che "Pandi" fosse un tuo alias.
L'ho riportato solo perché, a chi fosse interessato, potrebbe anche essere utile andare a vedere che cosa succede nell'altro forum sullo stesso topic.

... di che modello stai parlando? D: *del tutto impreparata*

Devo dire che qui non merito alcun applauso. Non sei tu che sei impreparata, sono io che mi sono lasciato prendere da ciò che stavo facendo ed ho scritto senza riflettere.
Avevo a che fare con il protone, per problemi lavorativi miei, e quindi ho letto elettrone ed in mente avevo il protone. Ed ho continuato a scrivere "elettrone" mentre pensavo al protone.
Quindi è ovvio che ho scritto una cavolata! L'elettrone è una particella elementare.
Il protone non lo è perché è composto da tre quark.
Comunque, resta il fatto che il tuo post parlava di elettroni e non di protoni. Quindi il mio commento rimane inappropriato!
Grazie per avermi fatto notare l'errore. Senza di te, non avrei mai riletto il mio post ed avrei lasciato un'informazione errata!
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da Aspie96 » 27/02/2015, 21:19

Ah, ecco!

Quando ho letto che l'elettrone non era elementare mi sono sentito ignorante :-D
francesco.aliotta
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da francesco.aliotta » 28/02/2015, 13:31

... se parli con qualsiasi filosofo garantisco che avrà da ridire anche sulle prove dell'esistenza "reale" di un sasso. Forse dovremmo smettere di essere così certi che qualcosa esista solo perché lo possiamo "toccare" e vedere (senza indeterminazioni di tipo 'quantistico'), perché anche nel mondo macroscopico esistono una enorme serie di indeterminazioni che lo rendono più complesso di quanto la fisica spesso non lasci pensare (classico esempio, la definizione di vivo/nonvivo, vivo/morto, classificazioni di specie, classificazioni razziali, ma anche la domanda che si faceva Cartesio quando guardava una Candela scogliersi sotto la sua fiamma e si domandava, alla fine, cosa e quale fosse l'effetiva "sostanza" che componeva la candela, che una volta sciolta non si può più dire candela. De Facto, molta parte è un problema di nominalismo).


Sono perfettamente d'accordo con te. Il punto è che il Filosofo parla dell'Interpretazione della Fisica e non della Fisica. E' ovvio che si tratti di due cose diverse. Ed è anche ovvio che, per poter discutere dell'Interpretazione della Fisica occorre prima essere veramente a conoscenza di ciò che la Fisica dice.
Purtroppo spesso (certamente non sempre) il filosofo trascura di approfondire la lettera delle affermazioni della Fisica e si avventura in speculazioni arbitrarie su ciò che lui crede che la Fisica dica.

Albert Einstein, che oltre ad essere un fisico può legittimamente essere ritenuto uno dei maggiori filosofi della Scienza del nostro tempo, scrisse che
nell’esaminare lo sviluppo della conoscenza sul mondo fisico, occorra distinguere sempre tra ciò che i fisici “fanno” e ciò che i fisici “credono” di star facendo, d’aver già fatto o di dover fare.
.

All'interno della Fisica, intendo all'interno del suo sistema formale, esistono solo oggetti o fenomeni che possono essere oggettivamente osservati.
Ciò non vuol dire che le cose che la Fisica non descrive perché non sono osservabili, non esistano in assoluto. Significa semplicemente che un'affermazione sulla loro esistenza o non esistenza non rientra tra le affermazioni che il sistema logico della Fisica può contemplare.
Concetti come quello di fotone p di elettrone, stanno al confine di ciò che la Fisica riesce ad esaminare. La Fisica riesce a concepire la loro esistenza e riesce a descrivere quali siano gli effetti della loro ipotetica esistenza sul mondo osservabile. La loro esistenza è dedotta dalle osservazioni. Ma essi non sono osservabili di per se. La Fisica può solo postularli. La Filosofia o l Metafisica possono anche discutere sulla loro intima natura, ma il discorso non è più un discorso fisico.

Ecco perché, in questo forum in cui la maggior parte dei partecipanti non è costituita propriamente da professionisti della Fisica, io continuo a suggerire di non avventurarsi in discussioni sul significato filosofico della Fisica. Per poterlo fare in una maniera ragionevole occorre essere perfettamente consci di cosa esattamente la Fisica dica e di quali siano i sui limiti.
E' per questo che continuo a suggerire di porre attenzione a quelli che sono i postulati su cui tutto il costrutto logico si regge e sui motivi che hanno portato a formulare quei postulati. Solo così si può sperare di comprendere la Fisica. Solo dopo aver acquisito questa comprensione può aver senso iniziare a discutere sul significato della Fisica e dei suoi postulati.
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Kimmy90
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Re: Quanti e Ornitorinchi – spunti sul dualismo onda-partice

Messaggio da Kimmy90 » 28/02/2015, 16:32

Purtroppo spesso (certamente non sempre) il filosofo trascura di approfondire la lettera delle affermazioni della Fisica e si avventura in speculazioni arbitrarie su ciò che lui crede che la Fisica dica.

... ho purtroppo avuto l'occasione di assistere ad una lezione di filosofia della fisica tenuta da suddetto tipo di filosofi, ed è stata una tragedia. A volte mi chiedo se si rendono conto di COSA stanno parlando, o se vanno ripetendo cose a caso.
Grazieaddio non sono tutti così. Grazieaddio.

Ciò non vuol dire che le cose che la Fisica non descrive perché non sono osservabili, non esistano in assoluto. Significa semplicemente che un'affermazione sulla loro esistenza o non esistenza non rientra tra le affermazioni che il sistema logico della Fisica può contemplare.


Questa cosa non viene mai sottolineata abbastanza. Dovrebbe essere il succo di tutti i programmi di fisica delle scuole.
Purtroppo non lo è...
E continuamente la fisica viene confusa con la MetaFisica, colpa anche di buona parte dei divulgatori e dei "giornalisti scientifici" (possibile che non ci sia un ordine del giornalismo SCIENTIFICO, invece di avere sempre e solo giornalisti "che parlano di scienza", salvo qualche mosca bianca?)

Hai ragione nel dire che senza queste potentissime e perennemente ignorate premesse, il mio discorso è fuorviante. A mia discolpa (anzi, a discolpa di LeBlond, io non son nessuno) dico che appunto LeBlond, nel suo ragionamento, si rivolge a studenti di fisica neofiti di meccanica quantistica. Il che (richiamandoci all'altro post :D ) definisce abbastanza bene la platea. Il punto è che anche la platea così ben definita ha seri problemi di comprensione; in tal caso la metafora dell'ornitorinco e del cilindro POTREBBE avere molto più significato.

Io ho mancato il target, ma...

Ecco perché, in questo forum in cui la maggior parte dei partecipanti non è costituita propriamente da professionisti della Fisica, io continuo a suggerire di non avventurarsi in discussioni sul significato filosofico della Fisica. Per poterlo fare in una maniera ragionevole occorre essere perfettamente consci di cosa esattamente la Fisica dica e di quali siano i sui limiti.
E' per questo che continuo a suggerire di porre attenzione a quelli che sono i postulati su cui tutto il costrutto logico si regge e sui motivi che hanno portato a formulare quei postulati. Solo così si può sperare di comprendere la Fisica. Solo dopo aver acquisito questa comprensione può aver senso iniziare a discutere sul significato della Fisica e dei suoi postulati.


... come si fa quando continuano a chiederti di qm / parlarne?

Per quel che mi riguarda, a livello personale, la QM è una questione che nessuno dovrebbe toccare prima dei 19 anni, e se lo fa, lo fa dopo analisi 1, analisi 2, geometria, fisica 1, fisica 2 e almeno un paio di laboratori. Ovvero, come succede da noi, al terzo anno. Ci sono scuole (intese come università) in alcuni paesi che mettono immediatamente gli studenti davanti alla quantistica, ma non penso che sia una delle soluzioni migliori.

Il fatto è che la quantistica ha, da un lato, questa questione epistemologica che ancora oggi suscita curiosità (e viene volentieri travisata da un sacco di gente); dall'altro, "fa figo". Non so come dire, ma stranamente alla gente interessa molto di più la quantistica della meccanica classica. Newton è noioso, schrodinger ha il gatto, è molto più interessante... per me è una cosa drammatica. Come moltissime altre persone penso che la qm non debba IN ALCUN MODO METTERE PIEDE NELLE SCUOLE, perché l'unica cosa che fa è generare confusione, confusione, confusione. Al più facciamo un corso di "storia della scienza" e parliamo dello sviluppo dei modelli atomici, a livello puramente fenomenologico, senza in alcun modo entrare nel merito - ma chiamiamo la materia con il suo nome.
Fra l'altro mi chiedo ancora come facciano i chimici (non quantistici) a gestire la qm. Da come viene presentata loro mi sembra quasi facciano dei sudoku (forse uno dei motivi per cui i chimici e i fisici non sono mai andati d'accordo..?)

Penso che in questo forum, composto prevalentemente da liceali, non molti siano d'accordo con me.

Anzi, ne aprofitto per chiedere, ragazzi: perché vi interessa così tanto la fisica quantistica?
Non vi serve nella vita – non sarebbe più interessante capire come funziona un circuito? O la termodinamica, per comprendere il funzionamento di un motore o come coibentare la casa? O la meccanica classica, per capire come vengono fatte le ricostruzioni forensi a partire dai frammenti di una pallottola o dagli schizzi di sangue? (Dexter docet)

Che poi, ammettiamolo: se una persona ti chiede di spiegargli qualcosa di quantistica, che fai – gli dici "no, guarda, torna fra un paio di anni di studi, sei troppo ignorante"? E' un atteggiamento (che in molti hanno, e che a volte verrebbe voglia di avere) che allontana la popolazione dalla scienza... con i danni che oggi vediamo, peraltro.





PS: con la storia dell'elettrone mi hai fatto passare veramente un brutto quarto d'ora :) anzi, ore ed ore... è impressionante l'effetto che ha l'auctoritas.
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