Stiamo facendo manutenzione.

induzione

La fisica, lo studio della natura, la regina di tutte le scienze. Non poteva non avere un'area dedicata.
ginos
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Re: induzione

Messaggio da ginos » 25/03/2016, 5:55

Di ritorno dalle terre austriache, auguro la Buona Pasqua a tutti e a Francesco in particolare che ringrazio per avermi fatto finalmente capire la legge di Faraday in Maxwell. Almeno ho questa speranza, magari è solo una mia impressione, provo perciò a formalizzarla con parole mie nella speranza di ricvevere l'imprimatur da Francesco :D

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Professore, ho visto l'esperienza di Faraday con quella specie di trasformatore ... quella di quando si e' accorto che solo spegnendo-accendendo una bobina succedeva qualcosa nell'altra e quindi ne ha dedotto che la corrente dipende dalle variazioni del campo magnetico ... Ma che cosa strana! Certo se cosi' e', c'e' poco da fare. Ho letto che 'sto fatto consente di spiegare anche come funziona questo aggeggio http://digilander.libero.it/gino333/altfaraday.jpg ma io non ci capisco un tubo

PROF come te la cavi con trigonometria, integrali e derivate? Sai cos'e' un campo elettromagnetico?

So che attira il ferro e il resto non me lo ricordo piu'

PROF siamo a posto! Immagina che fra i due magneti ci sia come un vento, una corrente d'acqua che scorre uniforme. Non e' proprio cosi', ma fa finta. Anzi, fa finta che la spira rotante sia piccolissima (infinitesima si dice) cosi' intorno a lei 'sto vento possiamo fingere che sia uniforme. Ora metti un occhio dove c'e' un magnete e dimmi cosa vedi mente la spira gira.

Vedo un rettangolo di filo che rimpicciolisce fino a diventare una riga e poi ricresce come rettangolo fino ad un massimo e cosi' via. Capisco che se li' tira vento la spira sentira' una *spinta* che va da un minimo a un massimo, ma dev'essere un bel casino calcolare le *variazioni* di questa *spinta*.

PROF senza i trucchi della matematica certamente, ma visto che non la conosci ti devi fidare. Tu devi solo ragionare sul fatto che la *variazione* che sente il filo è la stessa che sentirebbe una lamiera che occupi la superficie buco+filo. Quando tu leggi di *derivata dell'integrale circolare ecc. ecc.* non t'impressionare: ti indicano come devi fare i calcoli con riferimento alla lamiera, ma se t'interessa solo avere un'idea del *meccanismo fisico* che agisce in questo aggeggio, credo d'averti accontentato posto che tu abbia capito che la *variazione* non cambia, sia che si tratti del filo (di qualsiasi diametro) che della lamiera. Se poi esegui i calcoli vedrai apparire un curva di forma sinusoidale, la stessa curva che ti mostrerebbe un oscilloscopio attaccato a quel baracchino, naturalmente a patto che il campo sia *adeguatamene* uniforme.

Ok Prof, ora mi è chiaro cosa intendevi dicendo che ciò che succede nel buco non si riflette fisicamente sulla spira: la *variazione* che succede nel buco succede pure sul filo e non che ci sia una specie di radiazione dal buco verso il filo.
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Re: induzione

Messaggio da teoria del tutto » 25/03/2016, 14:55

Se ti fermi a una situazione generica puo andare. Ma se la fisica fosse solo quello che motivo avrei di parlare di teoria?se ti accontenti, forse sono piu testardo io. Dove avevi il filo 3 anche se non vi era il filo era comunque un baricentro di sistema,ma chi dice che deve essere li il baricentro,esiste un sistema che me lo giustifica che lui sia li in quel'attimo. nulla è un caso.
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Re: induzione

Messaggio da francesco.aliotta » 25/03/2016, 21:06

Di ritorno dalle terre austriache, auguro la Buona Pasqua a tutti e a Francesco in particolare che ringrazio per avermi fatto finalmente capire la legge di Faraday in Maxwell. Almeno ho questa speranza, magari è solo una mia impressione, provo perciò a formalizzarla con parole mie nella speranza di ricvevere l'imprimatur da Francesco


Ok! Hai visualizzato abbastanza bene la situazione.
Comunque...non ti scrivo tanto per darti l'imprimatur di cui parli, quanto per cogliere l'occasione per fare anche io a te e a tutti gli altri amici del forum i miei più sinceri auguri di Buona Pasqua. :D
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Re: induzione

Messaggio da ginos » 31/03/2016, 9:29

Humm! o Francesco s'è preso delle lunghe vacanze pasquali oppure ha deciso di troncare i rapporti meco, in tal caso spero non intenda evitare di frequentare questo ottimo forum, mi sentirei in colpa e assai dispiaciuto.

Se mi sbaglisassi segnalo che ho riflettuto su quanto esposto in
http://digilander.libero.it/gino333/spiramagneti.jpg

l'ho modificato e aggiunto ad una tavola dove espongo ulteriori mie perplessità sulla legge di Faraday
Immagine

strano ora non la vedo più
metto solo il link
http://digilander.libero.it/gino333/bobine.jpg
Ultima modifica di ginos il 31/03/2016, 13:13, modificato 2 volte in totale.
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Re: induzione

Messaggio da francesco.aliotta » 31/03/2016, 12:22

Humm! o Francesco s'è preso delle lunghe vacanze pasquali oppure ha deciso di troncare i rapporti meco

Nessuna delle due cose. Semplicemente, non mi pareva che ci fosse null'altro da dire. Almeno, nulla che si possa dire sensatamente prima che tu riesca a fare qualche test con un oscilloscopio.
Ho dato un'occhiata (anche se veloce) al tuo ultimo documento.
Devo dire che mi sfugge cosa vuoi dire nel primo commento evidenziato in giallo.
tuttavia questo test crea nuovi dubbi: la tensione indotta è PIU' che proporzionale all'area della spira
.

Da cosa deduci la tua osservazione? La spira è quella che è, la sua area non varia e nemmeno l'area efficace, dato che non ci sono variazioni di orientazione.
Tutto il segnale è dovuto a variazioni di flusso imputabili esclusivamente a disomogeneità del campo. Quindi, nell'equazione l'area è solo una costante moltiplicativa e la variazione di flusso è dovuta alla vergenza del campo. Ci stiamo accorgendo che, nella tua situazione, la vergenza non è trascurabile ma, al momento, non abbiamo dati sufficienti a valutarla. Quindi, non capisco la sorgente dei tuoi dubbi. Il fatto che il segnale che hai osservato all'oscilloscopio sia asimmetrico rispetto allo zero, quando ti muovi rispetto ad un unico magnete, è proprio l'indicazione immediata e sperimentale di questo fatto banale. Nei due istanti in cui inverti il moto la spira è immersa in posizioni diverse del campo non uniforme e quindi le variazioni istantanee di flusso possono essere (e sono) mostruosamente diverse. Risultato: l'intensità del picco negativo e di quello positivo sono molto diverse!
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Re: induzione

Messaggio da francesco.aliotta » 31/03/2016, 14:50

Forse ho compreso cosa volevi dire, leggendo con attenzione l'ultima parte del tuo documento.
Comunque, devo dire che ti sbagli perchè, probabilmente, trascuri di visualizzare correttamente la geometria del campo.
Se ti ho capito bene, tu dici che se confronto il segnale da due bobine con area (tanto per dare un numero) che sia l'una il doppio dell'altra il segnale ottenuto dalla bobina più grande è più che raddoppiato.
Se volevi dirmi questo allora la tua osservazione sperimentale è corretta. Ma è proprio quello che ci si dovrebbe attendere. Il campo non è disomogeneo in maniera uniforme. Se ti metti al centro, su un volume sufficientemente piccolo, il campo deve per forza risultare uniforme. Man mano che ti sposti lateralmente o se, in maniera del tutto equivalente, usi una spira più grande allora intercetti zone in cui il raggio di curvatura è sempre più piccolo. Per cui, spostandoti avanti e indietro produci variazioni di flusso che sono tanto maggiori quanto la spira è più grande. Ora tu puoi sempre immaginare (e lo puoi fare anche in pratica) di avere una spira tanto piccola da far sì che il suo movimento non generi segnale. Il che ti dimostra che il segnale non è proporzionale all'area della spira. Ripeto ciò che ho già detto nel post precedente; il segnale è definito dall'equazione di Faraday, dove compare una costante di proporzionalità diretta che è l'area della spira. Ma poi c'è da moltiplicare questo fattore per il campo B che non è costante ma che ha un'intensità che dipende dalla posizione. Le variazioni dell'intensità con la distanza dal magnete non sono lineari (dato che il campo ha una curvatura finita), per cui la variazione di flusso non scala linearmente con l'area della spira: scala come il prodotto dell'area della spira per la derivata del campo.
Sono riuscito a spiegarmi?
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Re: induzione

Messaggio da ginos » 31/03/2016, 19:22

ho fatto molte correzioni rispetto a ieri sera, ero suonato (eccesso di lavori agricoli in un età che non lo consente o improvviso ulteriore degrado della zucca?) però guardando meglio direi che quello che ho fatto è troppo incasinato a causa del molto rame (difficile fare misure precise). Magari rifarò i casi C e D con una bobina un po' più grande e con meno fili misurando e posizionando con più cura


il segnale è definito dall'equazione di Faraday, dove compare una costante di proporzionalità diretta che è l'area della spira.

poichè abbiamo concordato che l'induzione avviene fra campo e filo senza che esista una *radiazione secondaria* area della spira - filo, l'area della spira mi stava bene in quanto normalmente direttamente proporzionale alla lunghezza dei fili attivi della spira (quelli ortogonali al movimento della spira).

Però pensavo che sarebbe stato meglio considerare la lunghezza dei fili attivi per non aver problemi con le bobine molto *schiacciate* dove i fili attivi si allungano a parità di perimetro ma qui sono stato smentito dalle ultime misure: schiacciando la bobina anulare C ottenendo la D, i volt sono scesi (invece di aumentare) da 220 a 160 !!! però ma non sono scesi neanche tanto quanto si è ridotta la superficie media della spira (riprendendo in considerazione l'ipotesi che essa influisca).

11,5x11,5x3,14=415mmq bobina tonda C
5x30=150mmq bobina schiacciata D
150/415=0,35 aree 160/220=0,7 tensione

Ruotando di 90° la C la tensione si è dimezzata, giustamente perchè l'area media della spira si è fortemente ridotta) però è risalita spostandosi al centro dei magneti (dove negli altri casi diminuisce ... dovrei rifare questi test usando un solo magnetone).

Se ti ho capito bene, tu dici che se confronto il segnale da due bobine con area (tanto per dare un numero) che sia l'una il doppio dell'altra il segnale ottenuto dalla bobina più grande è più che raddoppiato.
Se io considerassi tutta la superficie delle bobine avresti grossomodo ragione,
ma io ho fatto il conteggio in altro modo: poichè parrebbe che il buco della spira abbia una influenza (che non avevo previsto) mi sono domandato se riducendolo, la tensione si riduce in proporzione (e così non pare che sia).

Poichè il rame è sempre uguale, se la tensione non cambiasse col mutare dell'area in cui è disposto, allora potrei dire che l'interazione è solo campo-filo, ma ora è evidente che anche l'area gioca, non solo per *rappresentare* la lunghezza dei fili attivi, ma anche in quanto *area* in sè, però non così semplicemente come quando la consideravo (mal interpretando la legge di Faraday) come *collettore* degli effetti del campo da *riflettere* poi verso il filo. Forse però il *buco* non c'entra se non come conseguenza del rame *piazzato* in modo da raccogliere più variazione (certo una distinzione un po' strana).

Ovvio che tutto questo non c'entra con la *variazione del campo* rispetto al filo che viene assunta uguale alla variazione di tutta l'area delimitata dalla spira. Questa variazione dipende dalla rotazione. Le tensioni di cui parliamo sono indotte solo da disuniformità di campo visto che non c'è rotazione quindi non mi pare di intravedere quel colleganto geometrico area-spira che tu faticosamente mi hai fatto interdere giorni fa.

Tutto ciò si collega anche con quello che dicesti il 17.3.2016
Capisco che tu, ostinandoti a guardare i due tratti di cavi opposti e prossimi ai magneti come gli unici tratti attivi, sei portato a vedere le due correnti in direzioni opposte. Ma questo è fuorviante perchè nella spira circola un'unica corrente. E questa corrente circola in senso orario o antiorario dipendendo dalll'occorrenza che, durante il moto, il flusso aumenti o diminuisca.
Nel caso del movimento avanti e indietro, se il campo è non omogeneo, accade la stessa cosa: il flusso nel tempo cambia ora aumentando e poi diminuendo. Per cui nella spira scorre una corrente ora in senso orario e poi in senso antiorario.
Per non osservare corrente è necessario che, durante il moto, il flusso non cambi.
Questo lo puoi ottenere in due maniere:
1) il campo è costante e quindi il flusso non varia per definizione;
2) il campo è disomogeneo trasversalmente in modo che, ad esempio, il flusso aumenti su metà della superficie della spira e diminuisca invece sull'altra metà (cosa che in parte avveniva nel tuo esperimento con la spirona). In questa maniera le variazioni di flusso attraverso porzioni diverse della superficie della spira si andrebbero a compensare, producendo una variazione totale del flusso pari a zero.
Il caso (2) te l'h proposto solo per completezza. Non abbiamo alcun motivo di ritenere che nel tuo assemblaggio possa accadere una cosa del genere. Quindi l'unica risposta che abbiamo è che il flusso cambia avvicinandoti e allontanandoti dai magneti. Perchè cambi di tanto dobbiamo ancora scoprirlo. Ma che cambi non possiamo aver dubbi.

Comunque, se ci rifletti bene, l'osservazione che hai fatto dovrebbe poter dire qualcosa. Non ti pare di aver trovato da solo l'inconsistenza della tua ipotesi di lavoro che solo due tratti di spira siano attivi?


Riprendo due frasi "Ma questo è fuorviante perchè nella spira circola un'unica corrente. E questa corrente circola in senso orario o antiorario dipendendo dalll'occorrenza che, durante il moto, il flusso aumenti o diminuisca." sì, ma anche dal segno del polo; se nell'alternatore assiale invece di alternare N S N S ... facessi tutto N N N N ... avrei poli uguali sui lati opposti della spira, non mi ricordo se ho provato, ma direi proprio di non aver tensione e ciò dimostrerebbe la correttezza della mia affermazione. Perchè allora non si verifica la freccetta rossa nel caso dell'avanti-indietro (annullando la tensione)? Penso possa dipendere dal movimento strettamente ortogonale, diverso dall'avanti-indietro causato anche dalla rotazione (forse bisognerebbe saper manovrare le dita della mano ...) "Comunque, se ci rifletti bene, l'osservazione che hai fatto dovrebbe poter dire qualcosa. Non ti pare di aver trovato da solo l'inconsistenza della tua ipotesi di lavoro che solo due tratti di spira siano attivi?" io so per certo che una spira il cui filo sia tutto parallelo al movimento dei magneti non genera tensione, inoltre una normale bobina messa *di coltello* con un lato parallelo al movimento dei magneti non genera quasi nulla, infine il test http://digilander.libero.it/gino333/scalini.jpg mi dimostra che c'è un limite di distanza per l'attività dei fili e che i singoli tratti di filo hanno contributi diversi ed anche opposti.

Vero però che io ragiono immaginando fatti che avvengono fra campo e filo e non fra campo e area della spira anche se posso immaginare cosa succede al filo in relazione a ciò che succede all'area della spira.
francesco.aliotta
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Re: induzione

Messaggio da francesco.aliotta » 01/04/2016, 9:31

Però pensavo che sarebbe stato meglio considerare la lunghezza dei fili attivi per non aver problemi con le bobine molto *schiacciate* dove i fili attivi si allungano a parità di perimetro ma qui sono stato smentito dalle ultime misure: schiacciando la bobina anulare C ottenendo la D, i volt sono scesi (invece di aumentare) da 220 a 160 !!! però ma non sono scesi neanche tanto quanto si è ridotta la superficie media della spira (riprendendo in considerazione l'ipotesi che essa influisca).


Qui le tue stime sono falsate dal fatto che tu stai trattando la tua bobina schiacciata come se fosse una spira. Purtroppo le cose non vanno così. L'equazione di Faraday in cui compare esplicitamente l'area è una forma semplificata che vale rigorosamente solo se la tua bobina si riduce ad una singola spira piana, che ti riporta al caso dell'alternatore didattico. Ma nell'equazione corretta non compare l'area della spira ma semplicemente il flusso. L'area della spira compare esplicitamente solo quando vai a calcolarti l'espressione del flusso attraverso la singola spira. Se, come nel tuo caso, non hai una singola spira allora non hai scelte: devi calcolarti il flusso vero corrispondente alla tua situazione fisica. Ora calcolarti il flusso attraverso una bobina come quella che tu hai prodotto non è un task banale! Perchè devi calcolarti l'induttanza della bobina. Ora, tecnicamente, il flusso è dato dal prodotto tra l'nduttanza della spira e la corrente che vi circola. Se invece di una singona spira hai N spire identiche che si sovrappongono perfettamente, le cose sono ancora relativamente semplici poichè l'induttanza scala con N[sup]2[/sup]. Il che ti consente immediatamente di calcolare come scala il flusso al variare del numero delle spire, a parità di corrente. Ma nel tuo caso le cose non sono così semplici. Tra l'altro, confrontando bobine diverse tu confronti situazioni in cui non solo sono diverse le induttanze ma anche le correnti che circolano nella tua bobina e nella resistenza interna del tuo strumento (il tester o l'oscilloscopio) collegati in serie. Quindi tu cambi un bel po' di parametri e non un singolo parametro (l'area media della bobina) come apparentemente tu credi. Ora, senza matematica è impossibile che tu possa calcolarti le induttanze in modo da poter fare confronti.
Teoricamente, potresti misurare separatamente l'induttanza e la corrente che circola in essa in modo da poter calcolare poi il flusso di tuoi dati sperimentali. Non è una cosa complicata, ma ti servono gli strumenti.
Inutile che stia qui a scriverti come fare le misure. Hai diverse possibilità che puoi trovare facilmente nei libri. Ti posto un link in cui vengono proposte tre possibilità pratiche per poter fare la misura. Purtroppo, non puoi fare a meno di un generatore di forme d'onda, che costa quanto l'oscilloscopio.
http://it.wikihow.com/Misurare-l%E2%80%99Induttanza

Se non vuoi spendere troppo non hai molte scelte. O fai questi test con una singola spira e non con una bobina, oppure rinunci a fare confronti tra risultati ottenuti con bobine diverse. Se la bobina è sempre la stessa, ovviamente puoi fare tutti i confronti che vuoi. I tuoi dati saranno corretti a meno di una costante moltiplicativa ignota ma, dato che la costante è sempre la stessa, le variazioni osservate mettendo la stessa bobina in posizioni diverse saranno significative.
Riprendo due frasi "Ma questo è fuorviante perchè nella spira circola un'unica corrente. E questa corrente circola in senso orario o antiorario dipendendo dalll'occorrenza che, durante il moto, il flusso aumenti o diminuisca." sì, ma anche dal segno del polo; se nell'alternatore assiale invece di alternare N S N S ... facessi tutto N N N N ... avrei poli uguali sui lati opposti della spira, non mi ricordo se ho provato, ma direi proprio di non aver tensione

Questo non è vero. Se il campo varia durante la rotazione, il flusso cambia e tu continui ad avere un segnale. Ovviamente, le variazioni di campo saranno molto più basse di quelle osservate a poli alterni e quindi anche il segnale sarà più basso. Ma dire che il segnale è basso non è equivalente a dire che il segnale è nullo! Per essere nullo il segnale deve essere nulla la variazione del campo e quindi del flusso.

io so per certo che una spira il cui filo sia tutto parallelo al movimento dei magneti non genera tensione, inoltre una normale bobina messa *di coltello* con un lato parallelo al movimento dei magneti non genera quasi nulla, infine il test http://digilander.libero.it/gino333/scalini.jpg mi dimostra che c'è un limite di distanza per l'attività dei fili e che i singoli tratti di filo hanno contributi diversi ed anche opposti.

Qui il commento è lo stesso di cui sopra. Dire che non generi quasi nulla, non significa dire che non generi alcun segnale. Così come dire che c'è un limite di distanza oltre il quale tu, con i tuoi strumenti, non tiesci a vedere alcun segnale non significa per niente che non ci sia un segnale. Se il segnale è tanto basso che tu non lo vedi, potremmo anche concordare sul fatto che, a fini puramente pratici, tu lo possa considerare nullo (cioè trascurabile). Ma deve essere chiaro che questa è solo un'approssimazione empirica che tu puoi pensare di fare. Non puoi certo pensare di derivare un significato fisico dalla tua approssimazione empirica. Stai pur certo che quando il tuo oscilloscopio non vede più niente, basterebbe sostituirlo con un oscilloscopio con sensibilità maggiore e il tuo segnale ricomparirebbe per incanto. Questo è vero in quasiasi misura uno possa immaginare di fare. Non bisogna mai forzare i risultati oltre quello che uno strumento ti può dire. Se il tuo oscilloscopio ha una sensibilità del microVolt (tanto per dare un numero) il massimo che può fare è dirti che non ci sono segnali maggiori di un microVolt. Ma non potrà mai dirti che il segnale è zero. In sintesi, quando porti lo strumento ai suoi limiti lo strumento senza teoria non riesce più a dirti nulla.
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Re: induzione

Messaggio da ginos » 01/04/2016, 13:20

da quanto scrivi (e nei miei limiti di comprensione) direi che la cosa più semplice è comperare un oscilloscopio e giocare con una singola spira

Questo non è vero. Se il campo varia durante la rotazione, il flusso cambia e tu continui ad avere un segnale. Ovviamente, le variazioni di campo saranno molto più basse di quelle osservate a poli alterni e quindi anche il segnale sarà più basso. Ma dire che il segnale è basso non è equivalente a dire che il segnale è nullo! Per essere nullo il segnale deve essere nulla la variazione del campo e quindi del flusso.
certamente, chissà quanti casini succedono attorno a quella roba: per capirci qualcosa bisognebbe sapere se effettivamente i massimi si hanno quando i magneti sono centrati sui fasci laterali delle bobine (come io credo, visto il test del magnete rotante e le *simulazioni* del magnete didattico): in quel momento abbiamo N da un lato e S dall'altro perciò ...

Stai pur certo che quando il tuo oscilloscopio non vede più niente, basterebbe sostituirlo con un oscilloscopio con sensibilità maggiore e il tuo segnale ricomparirebbe per incanto.
Certamente, ma io ragiono per *estrapolazione*, mi permetto di intuire da una serie di misure dove si *tende* ad andare a finire.

Non so quanto sia giustificato nel vostro mondo andare per estrapolazione, ma ti confesso che mi aspetto di vedere qualcosa del genere con una spira fra i due magnetoni 100x100 distanti 70. M'immagino che una spira 65x65 sarà *poco sinusoidale* ma che riducendola via via, dovrei vedere un miglioramento. Se così sarà, mi sentirò aurtorizzato ad invocarne il principio anche per gli *scalini*

Ho cercato di disincasinare http://digilander.libero.it/gino333/bobine.jpg
francesco.aliotta
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Re: induzione

Messaggio da francesco.aliotta » 01/04/2016, 15:03

Certamente, ma io ragiono per *estrapolazione*, mi permetto di intuire da una serie di misure dove si *tende* ad andare a finire.

Non so quanto sia giustificato nel vostro mondo andare per estrapolazione,


Ovviamente, l'estrapolazione è una procedura da seguire...almeno sino a quando un esperienza non ti dica che il tuo dato estrapolato è scorretto. Nel qual caso bisogna fermarsi a ragionare.
In fondo, quando ti dico che se le tue misure forniscono valori non rilevabili dal tuo strumento allora il tuo strumento non serve più a nulla senza la teoria, ti sto dicendo in qualche modo che devi estrapolare i dati leggibili per cercare di indovinare il valore che non riesci a misurare.

Quindi, il tuo approccio è corretto. L'errore lo commetti in quella che è la tua procedura di estrapolazione.
La tua procedura di estrapolazione ti deve fornire due dati.
Il primo è il valore a cui tende il segnale allontanadoti dal magnete. Ed il segnale tende a zero...sin qui la tua valutazione è corretta.
Ma poi devi domandarti: a che distanza il mio segnale diviene veramente nullo?
Senza teoria non puoi fare molto. Ma qualcosa potresti fare. Dovresti, cercando di procedere con la maggior accuratezza possibile, misurare l'intensità del tuo segnale a diverse distanze. Devi essere abbastanza fine e produrre un numero adeguato di punti (per una prima stima, una decina di punti leggibili a distanze diverse potrebbero essere adeguati).
Scopriresti che il segnale decresce, ma il decremento non è proporzionale alla distanza. Se riporti l'intensità del tuo segnale in funzione della distanza, scoprirai che i dati disegnano una curva. La curva va sicuramente avvicinandosi allo zero ma lo fa con una pendenza che diviene sempre più debole man mano che la distanza aumenta. Se tu analizzassi per bene quella curva vedresti che la sua pendenza (la sua derivata) diviene sempre più piccola ma non raggiunge mai lo zero. In pratica, la linea orizzontale dello zero è un asintoto della tua curva. La tua curva tende a zero ma raggiunge il valore zero solo ad una distanza infinita. Quindi la tua estrapolazione ti fornisce sicuramente l'informazione che la tua curva va a zero, ma ti dice anche che questo andare a zero è un costrutto puramente matematico. In ogni situazione fisica reale che tu puoi prospettarti la distanza sarà grande quanto vuoi ma sempre finita. Quindi in una qualsiasi condizione sperimentale il segnale non potrà mai andare a zero, potrà solo essere molto piccolo, che è una cosa diversa. Questo risultato è coerente con la teoria ma non discende dalla teoria. Discende dall'analisi accurata dei dati che hai raccolto. E tutto ciò non dovrebbe essere sorprendente. La teoria, in fondo, non fa altro che raccontare in maniera sintetica ciò che si osserva in un esperimento. E la teoria ti dice anche a cosa tendono i tuoi risultati sperimentali quando ti metti in condizioni limite. Tanto per restare in tema, questo è ciò che fa la teoria quando parliamo di campi uniformi. Tutti sappiamo che, rigorosamente, un campo uniforme non esiste, Ma la teoria ti dice a quale risultato tendi quando vai a ridurre il più possibile le disomogeneità del campo. Se sei stato bravo ed accurato puoi averle ridotte tanto (non è evidentemente il tuo caso) da renderle non rilevabili sperimentalmente. Cioè hai portato le disomogeneità al di sotto della sensibilità dei tuoi strumenti. Ammesso che tu sia stato tanto bravo, questo non ti consente però di dire che il tuo campo è realmente uniforme. Anche qui la teoria ti dice che la condizione di campo uniforme la puoi ottenere solo se le facce dei tuoi due magneti sono infinite. Quindi è ovvio che si tratti solo di una condizione limite che ha puramente un significato matematico. In pratica i tuoi magneti saranno sempre di dimensioni finite. Però se sono sufficientemente grandi rispetto alla distanza che li separa tu puoi (se non metti altri disturbi) approssimare la condizione di campo uniforme, In pratica la condizione di campo uniforme ti serve essenzialmente per comprendere come varia la curvatura del campo quando, mantenendo costante la distanza tra i due magneti, tu aumenti le loro dimensioni. Oppure, quando mantenendo costanti le dimensioni dei magneti vai riducendo la distanza che li separa (matematicamente è la stessa cosa). Anche qui la curvatura non cambia linearmente con le dimensioni dei magneti o con la loro distanza. Di nuovo, la condizione di campo uniforme è una condizione estrapolata dalle misure sperimentali. E' l'esperimento che ti dice che il campo diviene sempre più omogeneo man mano che diminuisci la distanza tra i magneti, ad esempio. In parte, anche se con poca accuratezza (soprattutto perchè hai pochi punti), questo lo hai già visto tu. Se avessi un numero di punti sufficiente potresti cominciare a capire come aumenta il raggio di curvatura delle linee di campo man mano che riduci la distanza tra i magneti. Di nuovo, potresti costruirti una curva e vedresti che il campo diviene rigorosamente uniforme quando la distanza tra i magneti va a zero (o i magneti divengono infiniti, è sempre la stessa cosa). In pratica, tu non potrai mai avere magneti infiniti e nemmeno magneti in contatto (in questo caso non potresti inserire nulla per fare una misura su una distanza pari a zero!). La condizione di campo uniforme può quindi essere approssimata bene quanto vuoi, ma mai potrà essere rigorosamente verificata. Poi, in pratica, ti serve solo una buona approssimazione se vuoi produrre un buon alternatore e quella che devi cercare sperimentalmente è solo questa buona approssimazione. Anche in questo caso la teoria ti descrive solo quello che osservi sperimentalmente e ti dice quali sono le mosse che devi fare per diminuire al massimo le non uniformità del tuo campo reale.

Se nel fare le estrapolazioni tu inizi a pensare che sia veramente lecito supporre che gli effetti del campo a grandi distanze si riducano effettivamente a zero, ti metti in condizioni da non riuscire a capire più nulla.
Per chiarire, quando tu parli della tua spirona e pensi che il tratto di filo lontano non produca effetti pratici dici apparentemente una cosa sensata. Ma è sensata solo apparentemente perchè il significato della parola lontano è indefinito. La cosa diviene evidente quando guardi il tratto che, nella tua visione, è vicino al magnete. Quel tratto è molto lungo. Una porzione di esso sarà veramente vicina al magnete ma, se ti sposti verso gli estremi, ci sono tratti di conduttore la cui distanza dal magnete non è poi così piccola confrontata con la distanza tra il magnete ed il lato opposto della spira. Seguendo il tuo ragionamento, uno dovrebbe iniziare a pensare che solo il tratto centrale del lato della spira prossimo al magnete dia contributi. Ma di nuovo, cosa significa centrale? Puoi definire una distanza alla quale gli effetti divengono nulli? Credo proprio di no! Le cose variano con continuità e quindi non esiste alcun punto di transizione. Potresti provare a calcolare gli effetti punto per punto lungo il perimetro della spira e poi sommarli. Se ti limitassi a prendere in considerazione solo i punti appartenenti al tratto di conduttore molto prossimo al magnete sbaglieresti clamorosamente. E' verò che ognuno di quei punti da un contributo molto più grande dei punti lontani. Però è anche vero che i punti che puoi considerare veramente prossimi è molto più piccolo dei punti che si trovano a distanze maggiori. E la somma di molti contributi piccoli non è scontato che sia un contributo piccolo. Quindi molto meglio considerare sin da subito tutta la spira, così come indicato nella teoria, e ti metti sin da subito in condizioni che ti consentono di fare un calcolo realistico, non ti impongono assunzioni arbitrarie su ciò che è vicino e ciò che è lontano e, cosa non trascurabile, adotti una procedura di calcolo enormemente più semplice.
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