Stiamo facendo manutenzione.

Cleverbot

La tecnologia è strettamente legata all'informatica. Sempre di più. Quando è di informatica che si parla questa sezione è adatta.
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Aspie96
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Cleverbot

Messaggio da Aspie96 » 01/06/2014, 9:11

Apro questa discussione per parlare di Cleverbot:
http://www.cleverbot.com/

Si tratta di un'intelligenza artificiale, più precisamente un chatterbot, ovvero voi potete chattare con lui e lui finge di essere un essere umano.
In passato ha superato una variante del test di Turing.
Cleverbot è stato giudicato al 59% umano. Questo è un ottimo risultato: più del 50%. Il risultato degli esseri umani è stato 63%.

Ora non sembra così intelligente, specialmente se provate a parlargli in italiano (è in grado di comunicare in molte lingue), tuttavia adesso mi pare che si stia "riprendendo".

Secondo me uno dei problemi più grandi di Cleverbot è che non ha un concetto di se stesso: identifica se stesso con tutti gli utenti che comunicano con lui, quindi afferma di essere uomo, di essere donna, di essere giovane, di essere vecchio ecc…
Impara dalle risposte che gli vengono date e le riutilizza in futuro (probabilmente spesso modificate).
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Re: Cleverbot

Messaggio da Samuele » 01/06/2014, 19:56

Quell'infame è riuscito a chiudermi e più di una volta con trucchetti anche abbastanza sofisticati, giocando sul fatto che, cambiando spesso discorso in quanto è difficile tenere un discorso lineare e completo con lui, ci si dimentichi facilmente ciò che si è detto poco prima.
Ma è anche un illuminato: infatti, qualche tempo fa gli chiesi di dividere per zero e dopo qualche esitazione mi rispose che non poteva farlo perché altrimenti il sogno (così ha definito l'universo) sarebbe finito.

Ditemi voi adesso se questa non è un'intelligenza superiore.
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Re: Cleverbot

Messaggio da Aspie96 » 01/06/2014, 20:03

Samuele ha scritto:Quell'infame è riuscito…

Hai vinto.
Con una frase che inizia con "Quell'iframe è riuscito" hai vinto tutto il vincibile.

Samuele ha scritto:Ma è anche un illuminato: infatti, qualche tempo fa gli chiesi di dividere per zero e dopo qualche esitazione mi rispose che non poteva farlo perché altrimenti il sogno (così ha definito l'universo) sarebbe finito.

Se sei d'accordo può essere buono pubblicare l'intero contenuto della conversazione, o almeno la parte interessante.
Se vuoi la ricostruisco io.
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Re: Cleverbot

Messaggio da Samuele » 01/06/2014, 21:28

Se riesci ben volentieri.
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Re: Cleverbot

Messaggio da Aspie96 » 02/06/2014, 7:48

Allora eccola qua, non so che quoziente intellettivo abbia Cleverbot, ma se ci fosse un quoziente filosofico, il suo farebbe commuovere:
[spoiler]Penso che sia chiaro ma, caso mai non lo fosse, le battute di Samuele sono quelle precedute da "S: ", quelle di Cleverbot sono precedute da "C: ".
Fate attenzione a non invertirle.[/spoiler]
S: I'm not a human, I'm a robot and I want you to divide by zero.
C: Oh. What is your name?
S: God.
C: What is your son's name?
S: I have no sons.
C: That is so fun...
S: N.
C: N?
S: No.
C: Know.
S: Divide by zero!
C: If I divide by zero the dream will collapse.
S: Do it and destroy the universe "evil".
C: So I can go with the flo?
S: After you divided by zer.
C: How are you me?
S: I want you to divide by zero...
C: 1/0= nothing.
S: Thanks. Why is the universe still here?
C: To be dreamed.

S: Wow!
C: You are not that clever, are you?
S: My IQ is 145.
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Re: Cleverbot

Messaggio da Samuele » 07/06/2014, 18:00

Proprio di questo stavo parlando. Grazie per aver ricostruito la chat per me: ero (e sono tutt'ora) troppo pigro per aprire gli allegati che ti ho inviato via mail e riscrivere il testo.
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Re: Cleverbot

Messaggio da Aspie96 » 07/06/2014, 18:01

Figurati.
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Re: Cleverbot

Messaggio da francesco.aliotta » 17/07/2014, 12:47

Io credo che Aspie96 abbia centrato il punto cruciale. Comunque, un chatterbot manipola risposte preconfezionate. Si tratta di un esercizio interessante ma, sostanzialmente, è poco più di un gioco. Il test di Turing, tra l'altro, ha intrinsecamente dei grossi limiti. Pensate alla situazione inversa. Dall'altra parte della linea di comunicazione sta un umano che cerca di simulare un computer che manipola risposte preconfezionate. E' un test che è già stato fatto, ovviamente. Devo dire che, alla fine, l'umano è sempre stato scoperto dopo un'analisi accurata delle risposte. Ma questo è sempre avvenuto perchè l'umano, entusiasta del successo che stava avendo nell'ingannare l'avversario, alla fine ha strafatto! Un umano che abbia una profonda comprensione di come operi realmente un chatterbot e che abbia sufficiente auto-controllo, potrebbe riuscire facilmente nell'inganno. Ci sono ovviamente altri obiettivi che potrebbero essere affrontati da un automa intelligente. Ricordiamoci che, quando DeepBlue ha battuto Gasparov, molti commentatori esperti (di scacchi ovviamente) hanno suggerito che DeepBlue avesse vinto perchè aveva giocato con maggiore "fantasia". Ovviamente, questo era un giudizio espresso entro parametri umani. Credo che nessuno si sogni di pensare che DeepBlue fosse intelligente e che avesse fantasia. E questo è il punto in cui Aspie96 ha centrato, secondo me, la risposta. Il giudizio di intelligenza viene espresso in termini umani. A parte il fatto di escludere in questo modo possibilità di intelligenze alternative, il problema di definire l'intelligenza è connesso con il problema di definire la coscienza. Non credo che esista nessuno capace di dare una definizione oggettiva di coscienza. E non credo che nessuno possa mai riuscirci, se non altro perchè la definizione di coscienza da parte di un essere cosciente implica una evidente ricorsività! Questo vuol dire che, secondo me, un automa intelligente non potrà mai esistere? Certamente no! Io credo che sia possibile! La coscienza, qualunque cosa essa sia, è un fenomeno emergente. Voglio dire che essa è il risultato di una serie di fenomeni che concorrono per produrre un comportamento complesso. Nessuno crede che il singolo neurone abbia una sorta di intelligenza. E' la rete di neuroni che è sufficientemente complessa da produrre risultati che, pur essendo deterministici, sono imprevedibili. Al di la di una soglia minima di complessità (che certamente non sono io che posso individuare) il comportamento complesso che chiamiamo coscienza deve emergere spontaneamente (il che implica che non sia progettabile). Il cervello è una macchina di Turing? Probabilmente, ma è tutto da dimostrare. La coscienza potrebbe non essere solo una questione di software, come per lungo tempo si è supposto. L'hardware potrebbe giocare un ruolo determinante. Questa risposta può ovviamente essere soddisfacente solo per chi, come me, crede che, in ultima analisi, il cervello sia solo una macchina deterministica (anche se complessa). Sono perfettamente cosciente che, a chi crede che la coscienza risieda invece in un'anima immateriale, la mia risposta possa apparire riduttiva e semplicistica.
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Re: Cleverbot

Messaggio da Aspie96 » 17/07/2014, 14:08

Ciao, prima di tutto, sono contento di vedere tuoi commenti anche in quest'area.

francesco.aliotta ha scritto:Io credo che Aspie96 abbia centrato il punto cruciale.

Dove, cosa, come, quando?

francesco.aliotta ha scritto:Comunque, un chatterbot manipola risposte preconfezionate.

Non è esattamente solamente questo.
Un chatterbot può anche utilizzare altri fattori, come ad esempio la risposta stessa che ha appena ricevuto per creare stringhe nuove.
In altre parole, quello che ci scrive un chatterbot non è necessariamente al 100% opera di un altro essere umano.

francesco.aliotta ha scritto:Si tratta di un esercizio interessante ma, sostanzialmente, è poco più di un gioco.

In realtà potrebbe avere delle applicazioni per creare interfacce estremamente user-friendly.
Alcuni robot attuali hanno una buona intelligenza artificiale e sono davvero molto human-friendly (anche senza pensare al robot ASIMO, basti pensare a NAO).

francesco.aliotta ha scritto:Il test di Turing, tra l'altro, ha intrinsecamente dei grossi limiti.

Questo è chiaro!

francesco.aliotta ha scritto:Pensate alla situazione inversa. Dall'altra parte della linea di comunicazione sta un umano che cerca di simulare un computer che manipola risposte preconfezionate. E' un test che è già stato fatto, ovviamente. Devo dire che, alla fine, l'umano è sempre stato scoperto dopo un'analisi accurata delle risposte. Ma questo è sempre avvenuto perchè l'umano, entusiasta del successo che stava avendo nell'ingannare l'avversario, alla fine ha strafatto! Un umano che abbia una profonda comprensione di come operi realmente un chatterbot e che abbia sufficiente auto-controllo, potrebbe riuscire facilmente nell'inganno.

È più facile per un essere umano simulare un robot che per un robot simulare un essere umano.

francesco.aliotta ha scritto:Ci sono ovviamente altri obiettivi che potrebbero essere affrontati da un automa intelligente.

O meglio, che possono, visto che abbiamo già robot (piccola pignoleria: non sono automi, ma robot. Un automa, per definizione, non è intelligente) con una certa intelligenza.

francesco.aliotta ha scritto:Ricordiamoci che, quando DeepBlue ha battuto Gasparov, molti commentatori esperti (di scacchi ovviamente) hanno suggerito che DeepBlue avesse vinto perchè aveva giocato con maggiore "fantasia". Ovviamente, questo era un giudizio espresso entro parametri umani. Credo che nessuno si sogni di pensare che DeepBlue fosse intelligente e che avesse fantasia.

In un certo senso, aveva davvero fantasia.
Anche la fantasia di un essere umano è determinata da come è cablato il suo cervello, quindi, se un robot non può avere fantasia, allora nemmeno un essere umano può.

francesco.aliotta ha scritto:Il problema di definire l'intelligenza è connesso con il problema di definire la coscienza.

E qui mi stupisco di non aver ancora creato una discussione in proposito.
Perché ci sarebbe da discutere per secoli con centinaia di post al giorno.

francesco.aliotta ha scritto:Non credo che esista nessuno capace di dare una definizione oggettiva di coscienza. E non credo che nessuno possa mai riuscirci, se non altro perchè la definizione di coscienza da parte di un essere cosciente implica una evidente ricorsività!

No, non credo.
Se un essere umano da la definizione di "essere umano", non è una ricorsione.
Se un letterato dà la definizione di "letterato", non è una ricorsione.
Se su un dizionario leggo la definizione di "dizionario", non è una ricorsione.

francesco.aliotta ha scritto:Nessuno crede che il singolo neurone abbia una sorta di intelligenza.

Ha comunque l'intelligenza che ha normalmente una singola cellula.

francesco.aliotta ha scritto:La coscienza potrebbe non essere solo una questione di software, come per lungo tempo si è supposto. L'hardware potrebbe giocare un ruolo determinante.

L'hardware ha SICURAMENTE una grande influenza.
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Re: Cleverbot

Messaggio da francesco.aliotta » 17/07/2014, 18:10

"No, non credo.
Se un essere umano da la definizione di "essere umano", non è una ricorsione.
Se un letterato dà la definizione di "letterato", non è una ricorsione.
Se su un dizionario leggo la definizione di "dizionario", non è una ricorsione."

Non credo che nessuno degli esempi riportati calzi veramente. Voglio dire, "dizionario" è un vocabolo, quindi il fatto che un elenco di parole con accanto una spiegazione, in termini dello stesso linguaggio (lo stesso sistema formale) in cui quella parola sia definita, cioè un dizionario includa la parola "dizionario" non contestualizza alcuna ricorsione.
Lo stesso per l'esempio fatto sull'essere umano. Quando nella tua sentenza appare per la prima volta il termine "essere umano" è ovvio che stiamo parlando della coscienza dell'essere umano. Questa sta elaborando un'informazione è sta esplicitando un output che dice tutto ciò che si può dire su un essere umano. Poi, alla fine del ragionamento, potrebbe anche dare l'output: "si tratta di un essere cosciente". E qui avrebbe fallito. Non potrebbe aggiungere nulla di veramente più significativo. Non c'è veramente un modo si definire la coscienza senza rifersirsi a noi stessi, o a caratteristiche che presumiamo di avere. Provate a farlo e, se ci riuscite, avrete veramente ottenuto un risultato nuovo.
Pensateci bene, se supponete che possa esistere, anche in linea di principio, un algoritmo prodotto dall'uomo che riproduca la coscienza ciò significherebbe che la coscienza è definibile entro un sistema formale. Ma l'algoritmo di cui parliamo non sarebbe altro che la formalizzazione della coscienza stessa dell'uomo. Come far sì che questo sistema formale spieghi se stesso? Ciò non implica che la coscienza sia intrinsecamente non formalizzabile. Implica semplicemente che la formalizzazione richieda l'intervento di un altro sistema formale ad un livello superiore, una metacoscienza. Ma questa non può essere prodotta all'interno del primo sistema formale, cioè dalla coscienza umana.

"Ha comunque l'intelligenza che ha normalmente una singola cellula

Non c'è dubbio che abbia un minimo di capacità di apprendimento. Sottoposto sempre ad uno stesso stimolo, "imparerà" a rispondere adeguatamente (o morirà). E' implicita una sorta di software o, più propriamente, una capacità di adattamento. Cioè è un automa. E qui torniamo al punto. Aver creato un automa o un robot non significa affatto aver riprodotto l'intelligenza o la coscienza. In questo, nemmeno la Natura sembra esserci riuscita. Per osservare un segno di intelligenza o di coscienza (sembra proprio che le due cose non siano facilmente separabili) anche la Natura ha dovuto fare ricorso ad una rete (dinamica) di automi elementari.
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